Relazione ed amore sono tematiche di fondamentale importanza, eppure così poco prese in considerazione, così sconosciute e misteriose. Ogni giorno assistiamo ad ogni sorta di conflitto, fisico o psicologico, sia sul piano individuale sia su quello sociale. Anche le cosi dette relazioni sentimentali, che dovrebbero celebrare e manifestare il più alto dei sentimenti, vengono spesso vissute nella più cupa confusione, se non addirittura nella sofferenza. Si tratta di un’infelice situazione che riguarda la gran parte dell’umanità e che sembra non avere alcuna soluzione.
Eppure, sappiamo tutti che l’universo è unità (etimologicamente “universo” significa volgersi all’Uno): le antiche tradizioni religiose e, oggi, le neo discipline olistiche e la scienza d’avanguardia ce lo ripetono attraverso le più svariate tipologie di linguaggio. Ogni manifestazione dell’universo ha le sue radici in un’unica fonte, un’unica sostanza primordiale, non materiale, incredibilmente simile ad un pensiero.
La fisica moderna la chiama “campo energetico unificato”. Tutto, quindi, è “Uno”, anche se ci appare molteplice, multiverso.
Tutto è energia: onda e particella come si dice in fisica. A seconda della densità e della vibrazione di tale forza si creano le forme, le parti e le individualità. Le singole forme vanno, vengono e si trasformano: la fonte permane, fuori dal tempo e dallo spazio. La dimensione della dualità, parallela a quella dell’unità, gioca un ruolo indispensabile sul piano dell’esistenza, perché permette all’Uno di osservarsi e di riconoscersi. Un occhio non può osservare se stesso se non allo specchio. L’Uno, di conseguenza, deve farsi “due”, deve scindersi per ritrovarsi. L’uomo, pertanto, ha un ruolo meraviglioso all’interno del disegno universale: funge da “occhio” e da “specchio” all’assoluto. E, nell’essenza, al di là della sua stessa forma, lui stesso è assoluto.
La maggior parte di noi, però, si identifica totalmente con la “parte” e si dimentica del “tutto”. Tra le conseguenze di questa identificazione abbiamo la separazione, il disordine, il conflitto e la morte. Se potessimo riscoprire il nostro essere “Uno”, probabilmente, riporteremmo ordine nella nostra vita, risolveremmo ogni forma di conflitto, supereremmo la morte e comprenderemmo il fluire ed il trasformarsi di tutte le cose.
Da quanto sopra affermato si può evincere, quindi, che la sana e profonda relazione deve per forza avere a che fare con la coscienza e la consapevolezza di essere “Uno”.
Cos’è che non ci permette di “vedere” e vivere l’unità? Cos’è che ci separa e ci getta nella confusione e nel conflitto? Cos’è che non ci permette di respirare il profumo dell’amore?
Queste sono le domande che contano. Queste sono le domande che trasformano.